Il mare di Palermo

di Davide Lacagnina

I silenzi possono essere a volte più assordanti di mille rumori. E molti rumori ridursi ad un unico tono. Martellante e minaccioso come quello di una campana che suona a morto. Allo stesso modo ogni immagine ne contiene mille altre dentro e racconta di un’esistenza che non è soltanto quella dell’oggetto della sua rappresentazione. La sua forza ci colpisce e ci costringe ad andare oltre, ad uno sforzo di riduzione che restituisca un significato alla concentrazione del nostro sguardo.
Il Mare che ci rivela Sandro Scalia è quello a cui noi abbiamo voltato le spalle. Quello che non conosciamo o forse abbiamo paura di scoprire. Ne sentiamo il rumore, e persino l’odore in lontananza, ma restiamo indifferenti al suo richiamo. Gli strepiti della città, il traffico convulso, le sirene spiegate, i mille lavori in corso hanno sempre la meglio su una separazione che appare già segnata. Abbiamo rinunciato al riconoscimento di quell’elemento liquido che ci appartiene fino in fondo e che è la nostra stessa sostanza. Abbiamo tradito noi stessi.
Nella ricerca di Scalia si inseguono sei sequenze video dedicate a sei diversi personaggi e al loro rapporto con il mare. La camera fissa, su altrettanti punti chiave della costa palermitana, indaga le variazioni naturali che segnano questo paesaggio ignoto, in un avvicendamento continuo di dissolvenze e passaggi sonori registrati dal vivo. L’inquadratura delle immagini cerca l’equilibrio di una struttura, una costruzione di linee e tagli che possano qualificare la rappresentazione di uno spazio che comunque sfugge. La nostra percezione si dilata, s’infrange e si disperde nei clacson strombazzanti, nella malia della risacca delle onde o nel gocciolio alienante dei rivoli d’acqua che scendono a mare. Il primo piano è affidato alla mimica dei corpi, anch’essi immobili, al centro di una ripresa in cui lo schiudersi della labbra, il battito della ciglia, i guizzi dello sguardo o il fumo di una sigaretta tendono a riversarsi nei punti di minore resistenza della nostra attenzione. Il fracasso della strada scandisce i tempi della visione e ogni traccia d’umana vitalità ha il valore di un impegno contro i compromessi del destino.
Lucida testimonianza e insieme documentazione di un tratto di costa a rischio perché tradito, così come esso appare nella frantumazione del suo degrado e della sua miseria, da quell’umana consapevolezza dei luoghi che potrebbe piuttosto condurre alla matura definizione di una sua ritrovata identità. Che è anche la nostra.

(Tratto dal catalogo della 10. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, Città-Porto, Ed. Marsilio, Venezia 2006)