5 domande sull'Europa

by Slawomir Sierakowski

Prima di tutto permettetemi di cambiare l’ordine delle domande e questo cambiamento rifletterà una parte importante del mio modo di pensare:

5) L’aspetto mondiale è importante, ma ciò che conta maggiormente è il concetto di “locale”: siete d’accordo con questa affermazione?

...solo un cambiamento radicale di “ciò che è globale” può cambiare il destino di “ciò che è locale”. È questa la direzione della dialettica della globalizzazione. Conosciamo anche l’alternativa alla globalizzazione neoliberale – una forma di democrazia cosmopolita mondiale, nella quale l’individuo riprenderebbe il controllo sui propri prodotti, sul proprio mercato, sulla propria nazione e sulla propria storia. Non conosciamo tuttavia il metodo per raggiungere detto obiettivo. É certo che questo metodo comprenderebbe il superamento del dilemma del prigioniero, nel quale sono continuamente coinvolti gli stati-nazione, vincolati dai loro interessi specifici. La soluzione del dilemma del prigioniero, nel senso di una coordinazione di microrazionalità, tale da costituire nel loro insieme una macrorazionalità sensata, è possibile unicamente “dall’alto” - attraverso il conseguimento di una ”egemonia culturale” – riportando le parole di Antonio Gramsci – e mirando quindi ad una “egemonia politica”. La realtà di oggi non riflette ciò che dichiarava Marx, o ciò che viene attualmente dichiarato da neocomunisti come Hardt e Negri – e cioè che il capitalismo una volta toccato il fondo delle proprie conseguenze si trasformerebbe in socialismo. Urlich Beck descrive una lotta per il potere nel mondo, nella quale le vecchie regole del gioco non sono più valide e le nuove regole non sono ancora state inventate. Il gioco riguarda soprattutto il potere sulle anime ignare della situazione. E di conseguenza...

4) L’importanza della sfera pubblica e le espressioni contemporanee di creatività possono essere considerate “il terreno comune” su cui costruire un’Europa comune?

... la sfera pubblica è di importanza fondamentale. Senza una sfera pubblica europea non ci potrà essere un’Europa unita, e senza un’Europa unita non è possibile formulare alcuna risposta effettiva per una globalizzazione unilaterale. Ciononostante, la sfera pubblica europea fatica ad esistere – è ancora divisa in elementi nazionali, il ché limita l’orizzonte cognitivo e il pensiero politico dei cittadini, rafforzando al contrario le tendenze centrifughe e quindi integrazionaliste in Europa. I media esclusivamente orientati al mercato (piuttosto che ad un’articolazione dei punti di vista dei cittadini) e sempre più simili a tabloid operano negli ambiti di consorzi di media transnazionali, mentre i loro prodotti sono ancora nazionali. L’idea cosmopolita o semplicemente integrazionalista dipende a sua volta dall’intermediazione degli uomini di stato, i quali continuano a interessarsi principalmente alle politiche interne dei loro paesi. A questo riguardo i politici devono a loro volta fare fronte alle preoccupazioni dei propri cittadini causate dalla globalizzazione. Ed è così che si chiude il circolo vizioso, poiché nell’ambito dello stato-nazione non è possibile garantire la sensazione perduta di sicurezza da parte dei cittadini. Quando si arriva al ‘potere sulle anime’ e alla ‘rivoluzione sovrastrutturale’, quando non si può più contare unicamente sulle strutture politiche....

3) Qual’è il ruolo della cultura in questa Europa di diversità sociale e politica?

... il ruolo della cultura si sta valorizzando in misura crescente. Essa è per definizione più difficile da racchiudere in una formula nazionale e all’interno di interpretazioni. L’importanza della cultura e dell’arte sta crescendo sempre più, dal momento che nel tardo capitalismo ci troviamo di fronte al lavoro immateriale (la creazione di un’idea, di codici, testi, programmi, brevetti). Questo diventa il fattore principale della produzione (attualmente la maggior parte dell’economia americana si dedica al settore delle leggi sulla proprietà intelettuale). E simboli, testo, codici costituiscono la struttura a cui anche gli artisti ricorrono per creare le proprie opere. Possiamo aspettarci che questa concomitanza, che attualmente conduce più frequentemente all’ampliamento del concetto di arte all’intero concetto di produzione del tardo capitalismo, verrà eventualmente avvertita come un colpo da maestro sferzato sull’arte stessa, come un tentativo della colonizzazione finale di comunicazione sociale attraverso la logica strumentale del capitalismo. Una volta che il denaro ha assunto il controllo su ogni cosa, è possibile ricostruire una sorta di sfera semipubblica: riunire le persone nei centri commerciali, in concerti sponsorizzati, proteggere i loro interessi nei tabloid, combattere la corruzione di fronte alle telecamere, domandare loro in occasione delle elezioni cosa “scelgono” fra le opzioni presentate loro nei media.

2) Che cosa pensa del nuovo concetto di occupazione e delle nuove geografie economiche attualmente presenti in Europa?

Il gioco del capitale globale in Europa consiste principalmente nella sregolarizzazione dell’economia e nella demolizione di servizi sociali estorti nella ‘Nuova Europa’ attraverso l’imposizione della necessità di modernizzazione e di restare al passo con il mondo occidentale, caricando invece la Vecchia Europa di sclerosi e di dinamiche più basse rispetto alle economie dei paesi in via di sviluppo (compresi la Nuova Europa e l’autoritaria Cina capitalista). Ansie connesse al flusso entrante di operai immigrati – sebbene ciò faccia parte della strategia del capitale globale! – evocano istinti anti-integrazionalisti e di conseguenza incapacitano ancor più i cittadini della Vecchia Europa, evocando un istinto di chiusura all’interno di confini nazionali. In questo modo – in breve – si spiegherebbe il “no” degli olandesi e dei francesi alla costituzione europea. Si deve inoltre considerare che il progetto stesso di costituzione è stato offuscato e che non comprendeva risposte ai quesiti fondamentali dell’epoca: quale direzione dovrebbe seguire l’Europa – costituire un’alternativa alla globalizzazione neoliberale o entrare a far parte di essa?

1) La struttura dell’Europa contemporanea è molto diversificata: come è possibile arrivare ad una maggiore comprensione di questa nuova mappa ingradita?

È facile lasciarsi sedurre dalle storie di ‘magnifiche differenze’ che caratterizzano l’Europa – sulla virtù della diversità che il nostro continente si è auto-assegnata. Dobbiamo pertanto fare attenzione a non trascurare la divisione ancora fondamentale tra i ricchi e i poveri, tra chi gode della libertà e chi ha le mani legate. Viviamo in un mondo dominato da un blando – in quanto non omicida – ma pur sempre totalitarismo, in base alla sua definizione classica che lo definisce come un sistema nel quale ogni aspetto della vita di un individuo è sotto controllo. Il sistema non uccide, ma può esercitare un potere assoluto su ciascuno di noi. I precedenti regimi oppressivi violavano apertamente la libertà degli individui e cercavano al tempo stesso di controllarli attraverso il controllo del linguaggio. Essi erano tuttavia limitati alla sfera pubblica e non sono mai riusciti ad assumere il pieno controllo del nostro linguaggio privato. Avevano un aspetto concreto, pertanto mobilitavano facilmente l’opposizione. Il totalitarismo capitalista, governandoci attraverso i media, gli spot pubblicitari, le corporazioni e la classe politica dipendente, ci ha costretti a proclamare la gloria del sistema – altrimenti verrà distrutto, poiché avendo assunto il controllo sul linguaggio è diventato per noi trasparente. Non si tratta di un duro sistema totalitario come quello di Orwell, ma piuttosto del “nuovo coraggioso mondo” di Huxley, pieno di schiavi felici e di silenziosi esseri inferiori.
Vale quindi una sola regola: niente regole!

Slawomir Sierakowski, sociologo, politico, saggista, direttore editoriale del periodico Krytyki Politycznej (Critica Politica) di Varsavia.