Confini mobili e progetti territoriali

di Claudia Zanfi

Fortemente dibattuta tra la scrittura di un testo teorico di approfondimento sul tema, oppure uno sguardo più generale sulle motivazioni e le scelte attuate in questa seconda edizione di Going Public, ho preferito lanciare spunti di riflessione, lasciando spazio ai vari interventi, che così fortemente rivelano il problema attuale della mobilità dei confini territoriali. Gli autori individuati a rappresentare il fenomeno dei confini e delle nuove geografie, scrivono di patrie, di differenze sociali, di conflitti etnico-nazionalistici, di territori occupati, di linee flessibili e punti verticali, di nuove occupazioni dello spazio urbano, di frontiere, di confini, con le loro barriere e i loro ponti. Questa raccolta di saggi (per lo più inediti in Italia) e di testi critici, permette una molteplicità di prospettive e di punti di vista, da cui scaturisce non tanto un catalogo di mostra, bensì un vero e proprio progetto editoriale.

Good Art Moves Forward
Ovvero, l'arte interessante è sempre un passo avanti (1). Going Public, evento ideato dal laboratorio culturale aMAZE, in collaborazione con Provincia di Modena, è una piattaforma mobile e aperta, istituita nel 2001, come una rete di produzione, di riflessione e di scambio culturale. L'evento intende sviluppare una attitudine di intervento nel sociale e nelle maglie più nascoste delle politiche pubbliche, delle pratiche dal basso, dell'attivismo popolare, del nomadismo, degli attuali insediamenti precari e temporanei.
Come spesso accade, l'arte anticipa e prevede gli eventi culturali e gli accadimenti sociali. Già nell'edizione 2003, parallela al Festival Filosofia, Going Public (2), ha puntato su un progetto espositivo di ampio respiro internazionale, prendendo in considerazione e unendo aspetti culturali di diversi paesi mondiali - con particolare accento all'America Latina - ponendoli poi in relazione alla cultura territoriale e urbana modenese. In quella occasione l'attenzione è stata focalizzata sul concetto di MOBILITÀ nella società contemporanea. Questa tipologia di interventi artistici, ha creato un vero e proprio laboratorio territoriale, dando vita ad una serie di workshop con la gente della città e con comunità locali. Basti pensare al Giornale sul Binario (3), pubblicazione realizzata dagli artisti colombiani Chaves+Mantilla, insieme ai pendolari e ai lavoratori della ferrovia Modena-Sassuolo. Anche l'uso diversificato degli spazi pubblici, come l'atrio delle stazioni ferroviarie, i bus, le piazze, i cinema, le scuole, è ideato per coinvolgere le realtà più diversificate del territorio.
Non sorprende il fatto che la consepevolezza di un simile progetto innovativo abbia creato emuli e prodotto una serie di interventi, anche a livello critico, che prendono spunto dagli apparati teorici nati in occasione dello scorso dibattito intorno alla mobilità, molteplicità e moltitudine, prodotti appositamente per Going Public.

Mappe e nodi territoriali
L'atto cartografico moderno parte dal concetto di stato, inizialmente immobilizzato; poi letteralmente reso schizofrenico dalla trasformazione di spazio nella postmodernità, e dalla scoperta della natura mobile del soggetto (4).
La seconda edizione, Going Public'04, Mappe, confini e nuove geografie, si incentra sull'analisi di tematiche urgenti e pressanti quali il problema mondiale dei confini, della loro apparente "mobilità e flessibilità" e delle nuove geografie. Il dibattito internazionale, le riflessioni geopolitiche, i mass-media, intervengono pesantemente sul nuovo concetto di "mappa", spesso impossibile da tracciare. Un'idea astratta, quindi, più che un possiblie e reale disegno sulla carta. I limiti dei confini e dei maggiori conflitti internazionali, risultano oggi di difficile definizione, in una nebulosità di progammi strategici, incomprensibili ai più. Geografie, muri, confini, demarcazioni, barriere - fisiche, ma anche mentali e culturali. Dalla fine della guerra fredda, con la caduta del muro di Berlino, all'innalzamento del muro israeliano; dallo stretto passaggio umano a Gibilterra, alla situazione di Cipro. Sono alcuni degli scenari aperti per possibili interazioni attraverso elaborazioni artistiche, poetiche, urbanistiche, letterarie, cinematografiche, oltre che politiche e geografiche.
In questa specifica occasione sono state individuate tre aree geografiche, zone che potremmo definire "calde". L'area del Mediterraneo, con lo stretto passaggio di Gibilterra, confine a imbuto che divide le coste africane dall'Europa; il Medioriente, nodo centrale degli attuali conflitti territoriali, di arbitrarie demarcazioni geografiche e di occupazioni illegali; il caso Tijuana, città sul confine tra Mexico e Stati Uniti, che segna l'intero flusso dall'America Latina ai ricchi teritori del Nord, luogo di innumerevoli atrocità e al contempo di forti movimenti alternativi.

Confini
Il concetto di "confine" si può racchiudere intorno ad una nozione politica, come espresso nella "border theory" di Deleuze e Guattari (5). I confini rappresentano linee arbitrarie di divisione, politiche, ma anche fisiche, sociali e culturali; rappresentano forme di demarcazione, in cui il vero atto di proibizione racchiude già la trasgressione; rappresentano zone di paura e di controllo (6).
(Arbitrary dividing lines that are simultaneously social, cultural and psychic; territories to be patrolled; forms of demarcation, where the very act of prohibition inscribe transgression; zones of fear…..)
Esistono confini convenzionali, che divido in due (o più parti) lo stesso stato, come in Irlanda, Macedonia, Kashmir, Sudan. Esistono confini naturali - fiumi, mari, deserti - che rappresentano di fatto rotte disponibili per la mobilità di clandestini. Esistono confini militarizzati, come i check-point, gli innalzamenti arbitrari di barriere, i muri, le torri di controllo. Esistono confini creati dall'urbanizzazione, mezzo di potere poiché strumento di controllo . Esiste anche il concetto di un mondo "fluido", senza la tradizionale separazione di confine, luogo in cui le frontiere altro non sono che confini da oltrepassare, come l'avventura della nuova Europa (7). Ma quelli più devastanti sembrano essere i confini culturali. Ad un centinaio di immigrati tra Modena e Sassuolo è stato chiesto di descrivere la loro idea di confine "La vita è dura oltre il confine: senza famiglia, senza casa, difficile trovare lavoro" (8). Queste risposte sono per lo più incentrate sulle difficoltà di integrazione e di assimilazione, quasi mai su concetti geografici o di territorio. Confine, quindi, come limite e condivisione, come luogo che separa e che unisce al tempo stesso.
"Quanto più sono immaginari, tanto più sono feroci - i confini!" (9)

Sfera Pubblica
La contemporaneità è la fine del controllo della mappa sul territorio; è la fine dell'idea che il mondo si componga di oggetti e non di relazioni, di processi, di dinamiche. L'opera d'arte, quindi, va oggi intesa come "una scultura sociale", non più come un oggetto monolitico, immobile ad una parete o al centro di una piazza; non un'opera con il mero intento "monumentale", bensì relazionale. L'emergere di nuove modalità di rappresentazione dello spazio urbano attraverso documentari, fotografie, video, mappe, si incrociano con le possibilità alternative di artisti che si mobilitano per un'urbanistica partecipata. Going Public'04 propone quindi una serie di artisti e di architetti internazionali, molti dei quali per la prima volta in Italia, provenienti da Israele, Palestina, Cipro, Libano, Messico, Russia, Francia, Italia, che producendo opere ad hoc sul tema scelto, con workshops, da sviluppare insieme alla gente del territorio e con comunità locali, coinvolgono il pubblico, le scuole, la realtà produttiva del luogo. Dissolti i confini tra azione politica e cultura, la sfera pubblica deve aprirsi alle narrative sociali (10). Una donna araba del "banlieu" di Parigi non è forse in grado di argomentare il perché usa (o non usa) il velo; è però in grado di raccontare come nasce questa tradizione, quali sono le radici della sua cultura, e narrare con la propria storia personale l'uso del volto coperto. La testimonianza della realtà di appartenenza, la decostruzione dell'identità individuale a favore di quella sociale, formata dalla relazione con l'altro e dal costrutto narrativo, rappresentano la nuova possibilità della sfera pubblica di neutralizzare il conflitto multiculturale, verso un universalismo della differenza. La complicità tra pratiche rappresentative e nuovi protagonismi sociali, l'emersione e la presa di coscienza della realtà, sono dunque concreti punti di partenza per la crescita di progetti interculturali.

note
(1) Frase citata da H. U. Obrist in una recente conferenza presso il Centro Culturale Svizzero di Milano.
(2) Presentato, tra l'altro, alla rassegna "Mobilitaly", presso DARC, Roma; al convegno "Come comunicano i linguaggi visivi oggi", presso Triennale, Milano; ad ARCO '04 Madrid; "Resistere", Libera Università di Bolzano; "Raimond Chaves", Spazio Mirta Demare, Rotterdam; "A Public Art Project", Middlesex University, Londra; Centro Pianificazione e Progetti Urbani, Nicosia, Cipro; "Paradigmi", Padiglione della Grecia, 9° Biennale di Architettura, Venezia.
(3) Per maggiori notizie sul progetto: www.amaze.it
(4) Franco Farinelli, testo scritto per Going Public'04, Giugno 2004.
(5) Gilles Deleuze, Felix Guattari, 1986
(6) Jeff Halper, "I confini: l'altra faccia della globalizzazione", conferenza sulla condizione dei villaggi palestinesi, Casa della Cultura, Milano, marzo 2004. Alpers, antropologo di Gerusalemme, sostiene che l'occupazione israeliana ha fatto uso dell'urbanizzazione in maniera massiccia, poiché matrice di controllo. Il muro illegale, gli oltre 120 check-point permanenti, e altri 100 improvvisati ogni giorno, gli insediamenti israeliani che dominano i Territori dall'alto di colline, isole e arcipelaghi che si vanno a erigere intorno ai villaggi e alle città palestinesi, altro non sono che la volontà di sopprimere un popolo attraverso il frazionamento del suo territorio.
(7) Zygmunt Buman, "Le nuove frontiere della convivenza. Un'avventura chiamata Europa", Milano, Casa della Cultura, 2004.
(8) Durante uno dei laboratori attivati per Going Public'04, nelle comunità arabe di Formigine, Sassuolo, Modena.
(9) Paolo Virno, testimonianza per Going Public'04.
(10) Giacomo Marramao, Universalismo della differenza, Lezione Magistrale, Sassuolo (Modena), 2004