La città mobile, la città per tutti

di Claudia Zanfi

La città contemporanea è in continua evoluzione: al suo interno e all’esterno premono fenomeni sociali, culturali e migratori senza precedenti. Non si tratta più della città che pensiamo di conoscere, nozione archeologica e mitizzata, bensì di un insieme di “umori” – umani e spaziali – per loro natura sostanzialmente dinamici e mobili. Questa nuova città è costituita dall’emergere di valori differenti, dall’integrazione di opposti: sradicamento e integrazione, identificazione e trasgressione, incontro e scontro di culture differenti. I legami tradizionali e i luoghi istituzionali della città risultano dissolti. Ai tradizionali luoghi di scambio sociale e culturale, si impongono sempre più luoghi marginali, zone esplicitamente anti-urbane: svincoli stradali, depositi, magazzini dismessi, strutture industriali, parchi ferroviari. Così come risultano oramai insufficienti gli strumenti di osservazione a disposizione. E’ in questo momento di massima trasformazione che le pratiche artistiche arrivano ad acquistare uno statuto privilegiato.
Ideare un progetto culturale per la città, oggi, significa tener conto di ognuna di queste variabili e di nuove dimensioni. Nell’esperienza della nuova città, nel momento in cui la VITA è stata così radicalmente mutata dal nuovo punto di osservazione del
contemporaneo, fondamentale è configurare non una mostra o un evento, bensì un “teatro di eventi”, in cui la condizione umana torni ad essere protagonista della vita e della città. Un teatro di eventi come veicolo di comunicazione e di coinvolgimento: non più soltanto quadri ben incorniciati alle pareti, bensì un’arte partecipata, un rito collettivo reale, una quotidianità urbana vissuta e condivisa. Nasce così MAST - Museo di Arte Sociale e Territoriale, nuovo modello progettuale che getta le basi per elaborazioni e ricerche altre.
MAST è un laboratorio di idee, fondato dal gruppo aMAZE, che indaga il territorio e la società in tutti i suoi nodi sensibili, che affronta dal punto di vista della pratica dell’arte i grandi temi della realtà in mutamento. MAST si costituisce come nuovo museo senza pareti e senza fissa dimora, intento a disegnare un’antropologia del quotidiano. Non uno spazio delimitato, raccoglitore di opere, ma in grado di trasformare il territorio stesso in un laboratorio permanente che pertanto diverrà il suo spazio d’azione. La città e la sua gente saranno indagate attraverso pratiche aperte, pluralità eterogenee di punti d’osservazione, con un’attenzione alla mobilità della vita collettiva e alle pieghe del vissuto urbano, al fine di comprenderne i nuovi assetti, riconferendo valori e aprendo nuovi spazi di discussione.

GOING PUBLIC, poetiche e politiche della mobiltià, è una nuova situazione creativa nella città, elemento inedito e mobile. Per la prima volta a Modena si svolge un evento di “arte pubblica” di livello internazionale, voluto e sostenuto grazie al lungimirante sguardo dell’Amministrazione Provinciale. L’evento, che nasce in corrispondenza del Festival di Filosofia 2003, propone un percorso all'interno delle pratiche artistiche che hanno fatto dell'interpretazione della vita nel territorio, nel sociale e nel politico, la loro materia prima.
La scelta di operare all’interno del network della rete ferroviaria provinciale, si colloca nella necessità di indagare condizioni e scenari in profonda trasformazione. Ampie esigenze di mobilità hanno difatti investito il quotidiano in tutte le sue forme (lavoro, tempo libero, sopravvivenza, religione, cultura), a tal punto da mutare la percezione spazio-temporale della città. La mobilità è diventata la metafora per eccellenza dell’uomo contemporaneo. Il viaggio sintetizza pulsioni di desiderio e di inquietudine. In esse, il mondo viaggiante offerto dal treno, costituisce la perfetta rappresentazione della natura nomade dell’uomo. Pendolarismo, emigrazione, immigrazione, mobilità, segnano il passaggio verso una società multiculturale e globale. I così noti “non-luoghi” (stazioni ferroviarie, aeroporti, sottopassi metropolitani, ecc) costituiscono sempre più esempi di città extraterritoriali. Le stazioni ferroviarie vengono già riconosciute come microcosmi, pezzi di città e di possibilità urbane, luoghi complessi e organizzati di comunicazione a più livelli. Al loro interno, sistemi di relazioni multiple, le elevano a spazi privilegiati per l’incontro e lo scambio. Basti pensare agli oltre 1.300 utenti giornalieri che utilizzano la rete ferroviaria della provincia modenese: tra essi il 60% è costituito da studenti; il 30% da lavoratori; il 10% da pensionati; incluso in queste cifre, il 12% è rappresentato da extracomunitari. Queste categorie di persone vivono tradizionalmente in luoghi tra loro separati e distanti: la mobilità e il ritrovarsi comunitariamente nel “parco ferroviario” - che a breve condurrà fino alla rete nazionale - costituisce una non trascurabile possibilità di conoscenza e di integrazione.
GOING PUBLIC è dunque un progetto dinamico, che sviluppa la possibilità di incontro di sistemi culturali differenti tra loro, utilizzando spazi urbani non tradizionali, ma extraterritoriali, come i treni e le ferrovie. E’ la concezione dell’arte in relazione alla vita reale; è concepire il “pubblico per il pubblico”. L’evento ospita progetti collettivi e nomi di autori, provenienti da realtà internazionali quali Cuba, Colombia, Perù, Austria, Spagna, Grecia, presentati per la prima volta in Italia, con progetti ideati appositamente per l’occasione. All’interno del pensiero sulla molteplicità-moltitudine-mobilità, l’introduzione del concetto di “biopolitica” individuato da Foucault, ben si adatta alle azioni di alcuni tra i maggiori attivisti delle pratiche d’arte pubblica come Los Carpinteros, Maria Papadimitriou, Colectivo Cambalache, Raimond Chaves+Gilda Mantilla, Rainer Ganahl, Gianni Motti, Multiplicity. La scelta di questi artisti, già presenti alle principali manifestazioni mondiali quali Documenta, Manifesta e Biennale di Venezia, mette in luce un fare artistico che si muove tra le maglie più nascoste delle politiche pubbliche, delle pratiche dal basso, dell’attivismo popolare, del nomadismo, degli insediamenti precari e temporanei. Gli artisti hanno scelto per l’evento luoghi di transito e di comunicazione, minoranze e memorie locali. Attraverso i loro interventi si assiste ad una serie di performances, incontri con il pubblico, dialoghi, raccolte di racconti, immagini, installazioni, che nascono da un reale contatto diretto con il territorio. Con GOING PUBLIC la città e la sua gente hanno modo di dialogare ed interagire, in una piattaforma mobile e aperta, che si istituisce come una rete di produzione, di riflessione e di scambio. Alcune di queste opere resteranno come segni permanenti nel territorio, a testimonianza di un progetto che, pur utilizzando azioni minime e mimetiche, diffonde segnali solidi e permanenti.
L’evento si propone dunque come una sorta di display sulle nuove mobilità tra spazi e soggetti, in un paesaggio che risulta sempre più mutato. Tutti i progetti tentano per lo più di descrivere e interpretare, le trasformazioni indotte dalla mobilità aumentata e dai movimenti migratori. Tradizione locale, diversità culturali, periferia e centro, sono oggi alcune delle tematiche di maggiore interesse nell’arte contemporanea.
Non è un caso che due dei gruppi di lavoro collettivo – i cubani Los Carpinteros, e il duo Chaves+Mantilla da Bogotà, abbiano scelto per i loro progetti titoli quali “La Ciudad Trasportable” e “Estacion Movil”. “Estacion Movil”, è una stazione di ricerca temporanea e nomade che permette ai partecipanti di raccontarsi e di interagire collettivamente. Raimond Chaves + Gilda Mantilla hanno ideato un luogo mobile di confluenza, uno spazio di interazione con il pubblico, per un lavoro di gruppo e di arte pubblica. Si svolge nelle stazioni di Modena e Sassuolo e sul treno in movimento. Gli artisti creano una sorta di animazione attraverso vari tipi di dispositivi, che vanno da sessioni di disegno e ritratti fotografici, a racconti orali poi trascritti su fogli che verranno affissi nelle sale della stazione, alla raccolta di materiali sulla memoria di ciascun partecipante, a interventi sonori. Estacion Movil nasce per la gente e con la gente. Ogni materiale raccolto da Chaves+Mantilla trova spazio nel periodico “Hangueando” (letteralmente “hanging around”, muovendosi, gironzolando, andando in giro) una pubblicazione itinerante che raccoglie l’esperienza e la collaborazione con il pubblico.
Provocazione, sotto il forte accento della mobilità e della vita sociale, interventi a favore del pubblico e delle frange nomadiche di popolazione, sono elementi caratterizzanti progetti quali “Instant City” degli Archigram, e “No-stop City” del gruppo Archizoom. La capacità di ideare non solo oggetti mobili, per una città dinamica, facilmente trasformabile e trasportabile, bensì di creare spazi vitali per possibili “umori liberi”, per una circolazione della gente e delle idee, per territori aperti e piattaforme di incontro e di scambio, sono alla base di un precedente progetto: il debordiano “Neked City”. Non a caso tali sono i riferimenti a cui si ispira“La Città Mobile” del gruppo cubano Los Carpinteros. Il progetto nasce dalla ridefinizione del concetto di architettura stabile e permanente, a favore di un nuovo modello progettuale: soluzioni architettoniche e urbanistiche inedite per una città interamente trasportabile. Saranno i cittadini a costruire la loro città, a trasformarla di volta in volta, spostandone gli edifici, le strade, i giardini, attraverso soluzioni di design, che permettono composizioni mai acquisite e statiche, bensì una pluralità di funzioni. Siamo di fronte ad una sorta di calviniana “città ideale”, dalle forme minimaliste e funzionali. Sperimentare la migrazione e la transitorietà crea la necessità di luoghi facilmente smantellabili: le architetture-tende della “città mobile” sono piattaforme trasportabili, perfettamente in sintonia con il fenomeno contemporaneo di “esodo globale” e di “provisionalismo”.